domenica 4 marzo 2012

Marchigianista: un album e un manifesto

Marchigianistaun album e un manifesto

“Marca, Marche, Marchigiano, Marchigianesco, … Marchigianista!
Basta con le contaminazioni: è l’ora dell’antropofagia musicale.”


São Paulo, Brasile, il primo maggio 1928, anno 374 dalla “deglutizione” del Vescovo Sardinha, Oswald de Andrade pubblica nella Revista de Antropofagia il suo “Manifesto Antropofago”: da questo successivamente nacque e crebbe il movimento musical-culturale Tropicalista brasiliano.
Porto Recanati, Marche, centro Italia, il 18 ottobre 2011, giorno di San Luca Evangelista, decido di pubblicare sul web il mio album musicale intitolato, in onore di quel manifesto poetico e di quel movimento, … Marchigianista!
Marchigianista in effetti non è solo il titolo di un album musicale. Marchigianista è un manifesto poetico a sua volta, è un progetto culturale, è una filosofia di vita, è, se non un movimento musicale, un gruppo musicale che fa muovere! “L’allegria è la prova del nove” come ripete più volte de Andrade nel “Manifesto Antropofago”.
L’antropofagia culturale sta alla base di Marchigianista: nello specifico l’antropofagia musicale, non la vile “contaminazione”. Contaminare vuol dire letteralmente inquinare, sporcare, disonorare. Il contaminare crea una realtà caotica visto che il contaminante e il contaminato rimangono disordinatamente distinti. Mangiare invece significa nutrirsi di ciò che si mangia, significa inglobare, digerire, assimilare, metabolizzare. Il mangiare da vigore e forza, crea ordine, vita.
Mangiare ritualmente il nemico, l’altro, permette di assimilarne e conservarne la forza, la virtù; si trasforma così, definitivamente, il Tabù in Totem.
Pur essendo lontano da noi nel tempo, nello spazio e nei presupposti culturali da cui prende vita, il modernismo brasiliano può fornirci comunque stimoli fondamentali.
La cultura tradizionale marchigiana è periferica rispetto alla cultura dominante di massa (quella della televisione popolare) ma anche rispetto alle culture tradizionali di altre zone d’Italia che sono divenute centrali negli ultimi decenni grazie ad efficaci operazioni di revival in vari ambiti (esemplare il revival della musica tradizionale del Salento).
Con il progetto Marchigianista ho cercato di seguire le orme degli intellettuali brasiliani del secolo scorso per creare una musica che rimanesse essenzialmente marchigiana, saldamente attaccata alle radici, ma che nello stesso tempo divenisse  universale, comprensibile ovunque ed “esportabile”. Per far questo ho innanzitutto ridato centralità alla cultura tradizionale della mia terra, le Marche, che spesso nell’immaginario collettivo sono poco più di un “non-luogo”.
Sono partito dalla conoscenza e, ove necessario, dalla ricostruzione e rivitalizzazione della cultura tradizionale marchigiana; contestualmente ho operato in modo tale che questa cultura tradizionale, dopo essersi auto-rigenerata, prendesse ulteriore vigore nutrendosi di stimoli culturali e musicali diversi e spesso lontani.
Ho iniziato percorrendo l’asse temporale passato/presente all’interno del territorio per scegliere il materiale su cui lavorare: canti e balli tradizionali, mie composizioni ispirate alla musica tradizionale o musiche contenute in manoscritti del passato, testi popolari o d’autore, miti, leggende, fatti storici poco conosciuti avvenuti nelle Marche. Ho percorso poi l’asse spaziale interno/esterno per realizzare arrangiamenti e improvvisazioni che partissero dalla musica tradizionale marchigiana ma che attingessero anche da altre fonti, da fonti internazionali: il rock progressivo, il jazz rock, il folk revival francese e anglo-americano, la musica latino-americana.
Anche la scelta degli strumenti musicali utilizzati ha seguito le stesse linee guida del repertorio e degli arrangiamenti, sintetizzando tradizionale e moderno, acustico ed elettrico. I miei mantici (la fisarmonica e l’organetto) e la mia voce danno vita al fuoco centrale di Marchigianista attorno al quale ruotano la chitarra folk, la chitarra elettrica ed il contrabbasso di Francesco Tesei, il basso elettrico di Leandro Scocco e la batteria di Mauro Mencaroni (storico batterista degli Agorà, gruppo jazz rock marchigiano che negli anni settanta fu conosciuto ed apprezzato a livello internazionale).
Le fondamenta poetiche di Marchigianista e della sua voracità musicale possono essere trovate quindi negli scritti di Oswald de Andrade. Ottime chiavi interpretative possono essere alcuni enunciati dell’intellettuale brasiliano:  “il lavoro contro il dettaglio naturalista – per la sintesi; contro la morbosità romantica – per l’equilibrio geometrico e per la rifinitura tecnica; contro la copia, per l’invenzione e per la sorpresa” ( dal “Manifesto della poesia Pau-Brasil”); “l’allegria è la prova del nove. […] Contro la Memoria fonte del costume. L’esperienza personale rinnovata” (dal “Manifesto Antropofago”).



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